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il cappellaio matto
Sono il Cappellaio Matto, un pistard urbano che gira per la città su una bici da pista. E' un'usanza che ho appreso nel Paese delle Meraviglie dove un decreto della Regina d Cuori rende tale mezzo obbligatorio: vuoi sapere cosa c'à al dilà dello Specchio Magico Rotafissaro?
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Sono una traiettoria di veicolo urbano.

Troppo spesso sono una disordinanta e incolore sequenza di movimenti caotici e a singhiozzo, di brusche accelerazioni e altrettanto brusche frenate, di scarti distratti e casuali. Questa mattina sono stata la traiettoria di un pistard urbano: ero fluida, armoniosa, elegante, precisa come se corressi su dei binari. Mi ha pervaso un'inaspettata sensazione di felicità: per pochi attimi sono stata trasformata in una splendida Cenerentola, e la cosa fa piacere a chi, come me, deve passare quasi sempre inosservata.

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Sono il velocipede di un pistard urbano.

Mi ha costruito un campione della velocità per il quale creare biciclette è un'arte: non uno sterile esercizio di marketing o una pacchiana mostra di cattivo gusto, ma una paziente ricerca del puro, dell'essenziale, dell'esteticamente armonioso e bello. Come la katana dei guerrieri Samurai posso essere letale per chi cerca di maneggiarmi senza la giusta concentrazione e disciplina, per chi si avvicina a me senza il dovuto rispetto. E sarò sempre un mistero imperscrutabile per chi si avvicina a me in modo superficiale e frettoloso, senza aver capito che - come per una qualsiasi arte - il fine non è tanto apprendere come padroneggiare uno strumento quanto imparare la ben più difficile arte di padroneggiare se stessi.

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Sono la città che non c'é.

Città intesa come avamposto del progetto umano, un luogo multifaccettato, vitale e vivibile, fucina di idee e di sperimentazione, uno spazio di cultura e di ricerca dove il termine "bene comune" ha valore e significato, un posto profondo e lieve al tempo stesso. Forse una città come me non è mai esistita, e probabilmente per ritrovare qualcosa che mi assomigli almeno un pò bisognerebbe andare indietro nel tempo fino alla polis degli antichi Greci. L'unica cosa certa è che oggi di una città come me non se ne trova neppure l'ombra. Qualcuno può per favore costruirmi?

 
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Sono un pistard urbano.

Cerco l'anima del ciclismo e l'anima della città. Il mio velocipede da pista è un cortocircuitatore percettivo che trasforma l'ambiente metropolitano in cui la uso in uno spazio ludico, vitale, affascinante, pieno di sorpresa e emozione intensa. E' anche un portale spaziotemporale verso quelle incredibili e lontane sfide sui parquet dei velodromi, perché la storia che porta sulla sua pelle d'acciaio viene osmoticamente assimilato dal mio corpo, ogni giorno di più, con illuminanti bagliori di luce la cui bellezza mi tolgono il fiato.

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Sono la gioia.

Vado spesso a trovare un pistard urbano. Pratica la sua curiosa arte anche perché in un mondo sempre più protettivo e sicuro a volte sente il bisogno di vedere quello che è capace di fare in situazioni dove protezione e sicurezza vengono rimosse. Lo fa non per esibizionismo o per stolto azzardo, ma per riscoprire la gioia di sentire ogni singola fibra del suo corpo pienamente e ebbramente viva. Lo fa per non perdere mai l'abitudine a corteggiarmi, e per non perdere mai la fanciullesca capacità di abbandonarsi senza riserve alla magia e al mistero della vita. Potrei mai lasciarlo?

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